GASTROSCOPIA TRADIZIONALE
L’esofago-gastro-duodenoscopia (chiamata più semplicemente “gastroscopia” ed abbreviata con la sigla EGDS) è un esame che consente di esplorare l’interno del tratto digestivo superiore, ovvero esofago, stomaco e duodeno, mediante uno strumento chiamato gastroscopio.
Prima di sottoporsi all’esame, è necessario seguire un’attenta preparazione: non si deve mangiare nè bere nulla (se non l’acqua) dalla mezzanotte precedente il giorno dell’esame. È bene, inoltre, informare il personale medico dell’assunzione di eventuali farmaci, così da ricevere le giuste indicazioni su come comportarsi in ogni specifico caso.
Per eseguire l’esame, il paziente viene fatto sdraiare sul fianco sinistro e vengono posizionati gli elettrodi e il bracciale della pressione per il monitoraggio dei parametri vitali. Quindi viene spruzzato in bocca un anestetico locale, sotto forma di spray, per rendere insensibile la gola ed eliminare il riflesso del vomito. Lo strumento con cui si esegue l’esame è costituito da un tubo sottile e flessibile del diametro di circa 1 cm dotato di una telecamera che consente di osservare il tratto digestivo superiore e trasmette le immagini su un monitor.
All’interno dello stomaco viene insufflata dell’aria, la quale sarà poi aspirata prima del termine dell’esame. Questo tipo di esame consente la diagnosi di patologie quali l’esofagite, l’esofago di Barrett, l’ulcera gastrica e duodenale, le neoplasie benigne e maligne, le complicanze legate alla cirrosi epatica. Inoltre, grazie alla biopsia è possibile valutare la presenza dell’Helycobacter Pylori.
L’EGDS viene generalmente eseguita in sedo-anestesia (sedazione cosciente) in modo da ridurre notevolmente il disagio per il paziente. Con questo tipo di sedazione, il paziente mantiene la capacità di rispondere agli stimoli tattili e di cooperare ai comandi verbali.
Sebbene siano possibili, le complicazioni per questo esame sono rare (inferiori allo 0,05%).
La perforazione si presenta con una frequenza massima pari a 0,03% ed è generalmente legata alla presenza di particolari condizioni anatomiche (stenosi esofagee, diverticolo di Zenker, neoplasie).
Nel punto della biopsia o di rimozione di un polipo può verificarsi un sanguinamento, ma si tratta spesso di un fenomeno non rilevante, generalmente controllabile per via endoscopica, che solo in casi molto rari può richiedere un intervento chirurgico o una trasfusione di sangue.
Tutti gli accessori utilizzati sono monouso oppure vengono sterilizzati (come gli strumenti utilizzati in sala operatoria).